martedì 13 gennaio 2015

Con Parigi non è finita... E' iniziata.


DI SEBASTIANO CAPUTO I fatti di Parigi segnano un clima di anteguerra. Il nostro dovere è quello di far dialogare, prima che sia troppo tardi, il vero Islam con l’Europa profonda, rifiutando le categorie ufficiali dello “scontro di civiltà” L’uomo in mezzo alla folla, che sia reale o virtuale, diviene irrazionale, istintivo, violento, ingenuo, eroico, manipolabile, così a differenza dell’individuo isolato, si lascia facilmente impressionare e corrompere da parole, simboli, immagini fino a commettere azioni contrarie ai suoi interessi. È quello che si è potuto verificare nei giorni successivi alla strage di Parigi. Dallo slogan delirante #JeSuisCharlie alla marcia grottesca con i capi di Stato staccati dal corteo, passando dalle dichiarazioni fuori luogo dell’iper-classe politico-mediatica, si sta arrivando progressivamente al restringimento delle libertà individuali. A fronte di questo attentato terroristico, privo di una versione ufficiale dei fatti ma prontamente paragonato all’11 settembre, si assisterà a una rapida estensione del controllo sociale alimentata da una strategia mediatica della tensione. Maggiore sorveglianza di luoghi pubblici e costruzione di città militarizzate, aumento del potere delle forze dell’ordine, diffusione di leggi speciali, legittimazione e giustificazione dell’uso della tortura durante gli interrogatori, l’invocazione della pena di morte, pianificazione e attuazione di interventi militari preventivi (guerre umanitarie, pardon) nei cosiddetti “Stati canaglia”.


Si prospettano davanti a noi anni difficili in cui già si intravede uno scenario apocalittico dettato dai grandi signori dello “scontro di civiltà”. Le prove tecniche per una guerra civile in Europa sono iniziate nel 2011 con la sparatoria organizzata dal norvegese anti-islamico biondo e dagli occhi azzurri, Anders Behring Breivik, che uccise 69 persone nell’isola di Utoya. Da lì si sono succeduti una serie di episodi ambigui e sovra-mediatizzati: l’11 marzo 2012, un uomo armato di nome Mohamed Merah che affermò di avere legami con Al Qaeda uccise tre studenti ebrei, un rabbino e tre militari a Tolosa, nel Sud della Francia; il 22 maggio 2013, due estremisti, presumibilmente appartenenti ad Al Qaeda uccisero a Londra e a colpi di machete un soldato di 24 anni reduce dell’Afghanistan; infine  il 24 maggio 2014, quattro persone furono uccise al museo ebraico di Bruxelles per mano di un uomo armato di Kalashnikov.
Nei prossimi mesi vedremo moltiplicarsi questi episodi enigmatici e di violenza. In questo clima di anteguerra e di tensioni ci verrà presentato uno scenario artificiale che vedrà fronteggiarsi l’Impero occidentale, giudaico-cristiano, protestante, libero, sviluppato, democratico, progressista, bianco e un’orda barbarica di arabo-musulmani che al grido “Allah akbar!” (Dio è grande!) taglierà gole e si farà esplodere nei luoghi pubblici. Come per ogni guerra non ci sarà spazio per gli obiettori di coscienza. E quando scatterà la “legge marziale” (i militari prendono il controllo della normale amministrazione della giustizia) ogni dissidente sarà considerato un traditore.

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