lunedì 9 luglio 2012

Il Clima sta Cambiando RADICALMENTE... Da qui al 21.12.2012 fatevene una ragione



MOSCA - Persino i semafori sono stati piegati e spazzati via dalla furia dell'acqua. "Era talmente alta e scorreva con tale intensità", raccontano le prime testimonianze, "che la gente non ha potuto fare altro che cercare rifugio sui tetti".

Dopo una pioggia fitta e intensa, rara in questa stagione di inizio estate, tre province che si affacciano sul Mar nero sono state letteralmente sommerse da un violento nubifragio che si è trasformato in un tifone. L'intera zona, tipicamente balneare, di Krymsk, Gelendzhek e Novorossiysk, dove sorge un importante porto petrolifero, è sconvolta da frane, smottamenti, crolli, fiumi d'acqua che si rovesciano su strade e case.

Il bilancio ufficiale provvisorio parla di 99 corpi già ritrovati: 88 nel distretto di Krymsk, nove nel Gelendzhik, e due nel porto Novorossiysk, dove è stata bloccata l'attività marittima e ridotto l'export di forniture petrolifere. Moltissimi gli anziani e le donne che al momento della tempesta si trovavano per strada o rinchiusi in piccole case.

L'allarme è scattato poco dopo l'alba. L'intensità della pioggia e la forza del vento hanno sradicato alberi e trascinato, dalle alture attorno al Mar Nero, fiumi di detriti che si sono trasformate in valanghe di fango, sassi e alberi. Molte strade sono state allagate, in mezzo a pantani che ristagnavano facendo salire il livello dell'acqua. Migliaia di persone sono rimaste bloccate, altre intrappolate senza avere via di scampo.




La pioggia




Continua a cadere a scrosci, con raffiche di vento che strappano tetti, cartelloni, impianti di illuminazione, pali dell'elettricità. Le auto, trascinate a forza, formano muri che travolgono ogni cose lungo la loro corsa. Raggiungere le località più colpite è impossibile. Le condizioni del tempo impediscono l'intervento degli elicotteri. Si avanza a piedi, con gommoni, mezzi anfibi; sono state allertate tutte le forze della protezione civile e non è escluso l'intervento dell'esercito. Anche le linee ferroviarie sono interrotte. Almeno una decina di convogli sono stati bloccatI e dirottati altrove. Cinque provenivano da Mosca e da altre città della Russia centro-occidentale. Tre trasportavano 50 bambini che stavano per raggiungere le spiagge del Mar Nero in vista della vacanze organizzate dai campi scuola. Bloccati anche gli autobus perché le strade risultano interrotte in più punti e sono impraticabili. Decine di bambini sono stati evacuati da un campo di vacanze che sorge a Gelendzhik.

La regione di Krasnodar si trova nel sud della Russia europea, a 1539 chilometri da Mosca; confina a nord e nord-est con Rostov, con Stavropol ad est, con la Karacevo-Cerkassia a sud-est, e con la Georgia a sud. Mentre a ovest lo stretto di Kerch la separa dalla penisola ucraina della Crimea. E' praticamente immersa nella parte occidentale del cosiddetto Grande Caucaso. Il suo territorio è il quarto, come densità di popolazione, dopo Mosca, di tutta la Russia. E' abitato da ben 70 diverse etnie: l'87 per cento sono russi, il 5 per cento armeni e il 3 per cento ucraini.






Grande capoluogo amministrativo, finanziario, industriale, scientifico e culturale, Kranosdar è la città dove si concentrano i maggiori investimenti esteri in Russia. Qui ci sono i più grandi giacimenti minerari e petroliferi e qui ci sono i più importanti terminal per l'esportazione di greggio. La tempesta ha infatti interrotto i rifornimenti di petrolio: era impossibile garantire le operazioni in sicurezza. Ma questo, vista l'entità dei danni, potrebbe avere ripercussioni sull'export e mettere in difficoltà gli approvvigionamenti. Krasnodar è l'unica regione del sud della Russia ad avere accesso al Mar Nero, con 740 chilometri formati da coste. Per questo è considerata anche un punto strategico per la struttura marittima della Federazione.

Il primo ministro Dmitri Medvedev ha ordinato alle autorità locali e centrali di essere costantemente informato. Decine di migliaia di agenti sono stati mobilitati per contrastare gli inevitabili sciacalli che, sembra, si sono già messi all'opera.

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